Il tessuto
Per la creazione di un abito in lana prima di tutto si procedeva con la tosatura delle pecore. Il vello ottenuto veniva poi pulito attraverso la bollitura in acqua e in seguito pettinato con pettini dai denti di ferro, questo per lisciare e districare le fibre. Il lino invece si otteneva attraverso il trattamento della pianta, la quale poteva raggiungere il metro di altezza. Gli steli venivano estirpati dal terreno, per mantenerne la lunghezza, e poi erano posti a macerare in acque poco profonde. Questo processo creava odori molto sgradevoli ma permetteva alle fibre di separarsi dal rivestimento esterno dello stelo senza marcire. La fase successiva prevedeva la separazione delle fibre ottenuta battendo gli steli con uno strumento di battitura di legno (vedi immagine). Le fibre ottenute erano poi pettinate per facilitare il processo di filatura. |
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La tessitura
Il fascio di lana (o lino) veniva attaccato ad una semplice conocchia (un bastone di legno nella parte superiore del quale si attaccava il materiale da filare). Le fibre passavano attraverso una piccola pietra, bucata al centro, che permetteva al materiale grezzo di essere lavorato e di ottenere il filato. In base alla grandezza del buco nelle pietre si ottenevano filati di diverso spessore. Il filo finito era avvolto in una bobina o attorno ad ossa animali.
Per ottenere il tessuto, le donne vichinghe utilizzavano un telaio verticale, una struttura di legno che veniva appoggiata al muro e poneva l’area di lavoro ad un'altezza comoda per chi lavorava in piedi di fronte al “macchinario”. I tipici telai vichinghi misuravano circa due metri di larghezza e permettevano di tessere stoffe larghe anche 165 cm. I fili di ordito erano tenuti in tensione sul telaio mediante delle pietre pesanti, bucate, alle quali venivano legati alla base del telaio. Questi fili erano la base per iniziare a lavorare e creare il tessuto, venivano spostati l’uno rispetto all’altro tramite i licci (aste orizzontali situate a metà telaio) che davano la possibilità di ottenere diverse trame. La stoffa prendeva forma passando la navetta (attrezzo che conteneva il filo) da una parte all’altra del telaio. Dopo ogni passaggio del filo di trama, un battitore di legno era utilizzato per compattare il filo creando un tessuto resistente. Il materiale finito era avvolto su una trave, posta nella parte superiore del telaio, mediante una maniglia che ne permetteva la rotazione. |
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La tessitura mediante questo tipo di telai era un’operazione faticosa in quanto richiedeva che il tessitore rimanesse a lungo in piedi e che passasse continuamente avanti e indietro da un’estremità all’altra del telaio per far passare la navetta tra i fili di ordito. Tuttavia i telai verticali permettevano di ottenere tessuti di varie misure a seconda della necessità perciò non era necessario sprecare materiale. Si stima che in un solo giorno, un tessitore potesse ottenere una porzione di tessuto pari a 100 cm larghezza x 50 cm di altezza.
Tintura e decorazione
Il processo di tintura veniva applicato al vello, al filo o al tessuto finito. I coloranti a disposizione erano limitati, ma molti di tonalità luminose. Si utilizzavano una varietà di colori vegetali che permettevano di ottenere varie tonalità di marrone, di beige, di bianco, di rosso, di gialli e di blu. Il nero probabilmente era ottenuto con l’uso del colorante blu sul vello di una pecora nera. Solitamente gli indumenti intimi di lino erano lasciati non tinti.
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Come decorazioni venivano solitamente utilizzate trecce ottenute attraverso particolari telai o attraverso l’intreccio eseguito a mano.
Le trecce fatte con il telaio utilizzavano diversi fili colorati infilati tra tavolette quadrate di legno, osso o pelle le quali avevano quattro buchi uno in ogni angolo per far passare i fili. Il processo di creazione era molto simile a quello usato per i tessuti sul telaio verticale e permetteva di ottenere trame piuttosto elaborate. Questo piccolo telaio portatile per essere utilizzato veniva agganciato per mezzo di un anello alla cintura del tessitore, da un lato, e ad un oggetto pesante o a una parete dall’altro. |
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Pellicce e pelli di animali venivano usate per gli abiti invernali. Durante l’età vichinga esisteva un vasto commercio di pellicce di martora, castoro, orso, volpe e scoiattolo. A volte indossare mantelli di pelliccia evidenziava lo status o il coraggio dell’individuo (per esempio indossare la pelliccia dell’orso ucciso era simbolo di una grande forza fisica).