Come per molti aspetti della cultura materiale vichinga, la nostra conoscenza per quanto riguarda l’abbigliamento usato è molto frammentaria. La maggior parte di ciò che sappiamo dell’epoca vichinga proviene dai ritrovamenti archeologici e da alcune fonti letterarie. I tessuti rinvenuti facevano parte dei corredi funerari, come ben si sa, il tessuto non si conserva molto bene con il passare del tempo soprattutto se interrato. Sono stati però ritrovati resti di abbigliamento in altri luoghi. Gli abiti usurati a volte venivano riutilizzati in vari modi, a volte dopo essere stati rivestiti di pece, servivano per sigillare crepe nelle imbarcazioni o erano usati per creare torce mai accese e rinvenute ancora intatte. L’abbigliamento dell’epoca vichinga era confortevole, pratico e sorprendentemente caldo e in grado di adeguarsi al cambiamento climatico e agli intervalli di temperatura.
Tutte le fasi di realizzazione degli abiti erano eseguite dalle donne della famiglia le quali si occupavano della filatura, della tessitura, del taglio e del cucito. Poiché il processo era lungo e laborioso, gli abiti realizzati erano molto apprezzati e accuratamente mantenuti.
Tutte le fasi di realizzazione degli abiti erano eseguite dalle donne della famiglia le quali si occupavano della filatura, della tessitura, del taglio e del cucito. Poiché il processo era lungo e laborioso, gli abiti realizzati erano molto apprezzati e accuratamente mantenuti.
L'abbigliamento maschile
L’indumento superiore maschile è il Kyrtill, o sopratunica, solitamente di lana, era costruita utilizzando modelli incredibilmente complessi con molti pezzi di tessuto tagliati e cuciti insieme. La parte superiore del capo era relativamente aderente, ma le maniche erano cucite in modo da permettere il movimento ed erano solitamente abbastanza lunghe da coprire i polsi e parte della mano. La “gonna” variava di lunghezza dalla coscia al ginocchio in base alla ricchezza di colui che indossava il capo. Un uomo più povero non avrebbe sprecato materiale che non era necessario, mentre un uomo più ricco per evidenziare la sua posizione utilizzava più materiale del necessario. La tunica veniva indossata e sfilata passandola dalla testa. La scollatura a buco della serratura era la più comune e quelle degli indumenti maschili solitamente erano poco profonde rispetto a quelle femminili. Il davanti dell’apertura del collo a volte veniva chiusa, esistevano due modi per farlo: con una spilla o con un anellino di filo nel quale si infilava un “bottone”. Solitamente le tuniche erano decorate con trecce di lana colorata applicate sulla scollatura e i polsini per i più poveri, mentre i più ricchi potevano permettersi di decorare anche il bordo della “gonna”.
Sotto il kyrtill gli uomini indossava una sotto-tunica di lino. La biancheria in lino era più costosa della lana, ma più confortevole a contatto con la pelle. La costruzione della sotto-tunica era simile a quello del kyrtill. La differenza stava nella lunghezza delle maniche e della “gonna” che risultavano più lunghe del kyrtill per dimostrarne la presenza. Gli uomini indossavano i pantaloni, sembra che nelle terre nordiche fossero presenti vari stili, alcuni erano stretti, altri larghi, alcuni cuciti in modo semplice, altri in modo complesso con porzioni di tessuto posizionate nella zona inguinale per permettere maggior movimento. Non avevano né tasche né un’apertura sul davanti in mancanza della quale, per infilare e sfilare l’indumento era quindi necessario che la parte superiore fosse abbastanza larga per passare dai fianchi. Intorno alla vita erano cuciti dei passanti nei quali veniva inserita una cintura o un cordino per far sì che i pantaloni non cadessero una volta indossati. Le cinture vichinghe erano di pelle e avevano fibbie elaborate. Sulle tuniche non erano presenti passanti in modo tale che si potessero usare vari tipi di cinture di varie lunghezze. La parte in più veniva annodata intorno alla fibbia e usata in modo decorativo. Alla cintura venivano appesi solitamente due elementi essenziali: un coltellino e un sacchetto di pelle o tessuto. In mancanza di tasche gli oggetti di uso quotidiano (monete, un pezzo di panno pulito per la pulizia di mani e viso, il kit per accendere il fuoco etc) venivano portati in giro in questo modo. Solitamente indossavano intorno al collo un sacchettino che svolgeva la stessa funzione. Alla cintura a volte venivano appese anche armi più piccole. Esistono prove dell’uso di lunghe strisce di tessuto in lana che avvolgevano la gamba partendo dal ginocchio e scendendo fino al piede ricoprendolo. Per il modo con il quale venivano avvolte queste fasce non c’era bisogno di usare spille per tenerle ferme. Questi involucri intorno alla parte inferiore della gamba fornivano per esempio una protezione significativa nell’attraversamento delle fitte foreste di betulle islandesi. Aiutavano anche a mantenere le gambe e i pantaloni caldi e asciutti quando camminavano in mezzo alla neve. Per quanto riguarda la biancheria intima si hanno poche prove dell’esistenza di mutande, secondo le fonti erano costruite sullo stesso modello dei pantaloni ed erano lunghe fino al ginocchio. Il mantello era semplicemente un grande pezzo rettangolare di lana più o meno spessa. Forniva protezione più o meno ampia in base alla pesantezza del tessuto dal freddo, dal vento e dalla pioggia. Solitamente venivano indossati lasciando il braccio armato scoperto e quindi l’apertura non stava al centro del corpo ma lateralmente. I mantelli erano tenuti in posizione da una spilla posta sulla spalla destra. Le spille potevano essere perni ossei o elaborati gioielli, i materiali più usati erano il corno, il legno, il ferro, il bronzo e per i più ricchi l’oro. I mantelli potevano essere ricamati o decorati con delle trecce. I cappelli erano fatti di lana, di pelle o di pelliccia. Solitamente erano realizzati con quattro o più pezzi triangolati cuciti insieme, a volte avevano dei paraorecchie per mantenere il calore. Altri copricapo simili a cappucci erano gli höttr che coprivano la testa e le spalle e venivano usati come protezione in caso di cattivo tempo. I calzini erano di lana e venivano realizzati con l’uso di un unico grande ago che serviva per annodare il filo di lana. Questa tecnica permetteva di creare indumenti quasi indistruttibili in quanto se anche uno dei fili si fosse rotto o usurato gli altri non si sarebbero sfilacciati perché annodati tra loro. Le scarpe in genere erano realizzate in modo semplice. Le tomaie erano cucite alla suola (vedi immagine) con il lato rifinito all’interno (blu), e il lato non trattato all’esterno (rosso). Una volta cucite venivano rigirate in modo tale che la cucitura si trovasse all’interno della scarpa dov’era meno soggetta all’usura. Questo tipo di calzatura durava probabilmente da pochi messi a un anno e mezzo, per questo motivo le scarpe logore sono ritrovamenti molto comuni nei pozzi della spazzatura di epoca vichinga. L’usura si vedeva in particolar modo sulla suola. Con questo tipo di calzature indossare calze di lana faceva davvero la differenza: se anche i piedi fossero stati bagnati almeno sarebbero rimasti al caldo. |
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L'abbigliamento femminile
Gli abiti femminili erano realizzati con gli stessi materiali di quelli maschili. La donna indossava una tunica in lino lunga fino alle caviglie con lo scollo a buco di serratura chiuso con una spilla sul davanti.
Sopra la tunica indossava un abito di lana chiamato hangerock di lunghezza inferiore alla tunica. Questo abito esterno era cucito a tubo e tenuto su da due bretelle fissate con delle spille. A volte al posto dell’hangerock sopra la tunica veniva indossata un’altra tunica più corta e di lana. Alcuni reperti suggeriscono che sopra l’hangerock appeso alle spille laterali venisse inserito un pannello di tessuto usato probabilmente con la funzione di grembiule per tenere l’abito pulito o in funzione decorativa o forse per entrambi i motivi. Tra le due spille sul petto (che reggevano l'hangerock) venivano fatti passare fili di perle in vetro o ambra e ciondoli di vario genere. La cintura femminile aveva la stessa funzione di quella maschile, ovvero dare la possibilità di appenderci un coltello e un sacchetto di pelle o tessuto nel quale portare oggetti di uso quotidiano quali cesoie, aghi, chiavi, una pezza per la pulizia di mani e viso etc. Le donne indossavano mantelli (indentici a quelli maschili), scialli e cappotti. I cappotti erano realizzati allo stesso modo delle tuniche l’unica differenza stava nell’apertura verticale sulla parte anteriore dell’indumento. Le spille trilobate erano spesso utilizzate per fissare l’apertura del collo. Il copricapo consisteva solitamente in un fazzoletto annodato sulla testa e nei periodi freddi nell’höttr. Le scarpe femminili erano identiche a quelle maschili, lo stesso vale per i calzini. |
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I bambini
Ci sono poche prove che testimoniano il vestiario dei bambini probabilmente indossavano gli stessi vestiti degli adulti ma semplificati. Una tunica e dei pantaloni per i maschi e una tunica lunga per le femmine, entrambi i sessi indossavano poi il mantello, il copricapo, biancheria, scarpe e calzini.
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Gli schiavi
Sappiamo poco sull’abbigliamento degli schiavi e sul modo in cui differiva da coloro che godevano di condizione libera. Molto probabilmente indossavano abiti simili ma più semplici e realizzati con tessuti più grezzi e non tinti, senza particolari ornamenti per ridurre i costi.
Gli indumenti di vichinghi erano molto più fini ed elaborati rispetto a quanto si possa pensare. Il valore di un abito può essere posto in prospettiva al tempo necessario per la sua realizzazione, per questo motivo l’abbigliamento era un bottino desiderabile e ricercato durante le razzie insieme a metalli preziosi e armi.
Secondo le fonti gli abiti erano anche segno di ospitalità: ogni famiglia che potesse permettersi di avere in casa vestiti di ricambio avrebbe potuto offrire a un viaggiatore un luogo caldo in cui sostare e vesti pulite e calde in cui avvolgersi. Nel freddo e bagnato clima del Nord poche cose sarebbe state più gradite ad un viandante di un vestito asciutto.
Secondo le fonti gli abiti erano anche segno di ospitalità: ogni famiglia che potesse permettersi di avere in casa vestiti di ricambio avrebbe potuto offrire a un viaggiatore un luogo caldo in cui sostare e vesti pulite e calde in cui avvolgersi. Nel freddo e bagnato clima del Nord poche cose sarebbe state più gradite ad un viandante di un vestito asciutto.